Capitolo Settantadue

Il diritto di stare male è legittimo. Così come quello di essere deboli. Più volte qui sul blog, sia sulla mia pagina che in altre, mi sono sentito dire che qualcuno non si sentiva in diritto di lamentarsi o di stare male per i suoi problemi, o il suo vissuto, una volta letto dei miei. Sbagliato. Il mio dolore non delegittima quello di un’altra persona. Il fatto che quella persona stia provando del dolore allora è del tutto valido. Non è che se mi rompo una gamba non posso provare dolore solo perché un’altra persona se ne è rotta due. Come amo sempre dire: non è una gara e, soprattutto, non è una gara che qualcuno vorrebbe mai vincere.

Non fate mai invalidare le vostre sofferenze, non sminuitele per paura di essere oggetto di giudizio. Ci sarà sempre chi vi dirà che “lui/lei sta peggio o che, nel mondo, c’è gente che pagherebbe per avere i pochi problemi che avete voi”. Chi è che decide chi è legittimato o legittimata a soffrire e chi no?

E non sentitevi in colpa nemmeno per la vostra felicità. Tutto quello che provate, nelle cose belle e nelle cose spiacevoli, è del tutto legittimo.

12 pensieri riguardo “Capitolo Settantadue

  1. Hai scritto un post meraviglioso, Light. 😊
    Davvero. Hai una grande maturità emotiva. Devi essere orgoglioso della persona che sei diventato. Si fottano quelli che ti sminuiscono! 😎😉
    Vorrei condividere sul mio blog questo tuo articolo…se a te sta bene.

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  2. Il dolore che si ha dentro ha sempre il valore che noi e non gli altri gli attribuiamo e lo dobbiamo vivere fino in fondo, io a volte sono stata tentata di fare del mio dolore come una coperta di linus e questo a lungo andare non mi ha fatto bene e quando l’ho capito mi sono sentita più pronta ad affrontarne altri. Il dolore del dentro ti logora è devastante e va vissuto finché si allenta

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