Capitolo Duecentosettantatré

La religione è una cosa con cui sono venuto a contatto piuttosto tardi. Non sono stato battezzato e a casa mia, tra droghe, alcol, festini, appuntamenti per comprare le sostanze, non c’era spazio per molto altro. Di sicuro la religione non trovava posto. Avevo sentito qualcosa ai tempi dell’asilo, ma ero più interessato il movimento movimento della Terra, della luna e degli altri corpi celesti. In prima elementare, per diversi mesi non si è parlato di religione, la maestra introdusse l’argomento verso la fine, anche se i ricordi sono annebbiati, ascoltavo in silenzio quello che per me era alla stregua delle fiabe. Quando realizzai che chiunque credeva in quei racconti, mi sono detto: “Ma che? Davvero?” Iniziai a questionare ogni aspetto, forse in maniera schietta e rude, ma sempre rispettando il loro credo, anche se per me era una cosa assurda all’epoca. Ciò mi causò non pochi problemi. Le maestre, quando seppero che non ero battezzato, non solo mi chiamavano bestiolina, ma invitavano compagni e compagne a farmi cambiare atteggiamento, infischiandosene se utilizzavano la forza, oltre che umiliazioni, insulti e minacce. Quando facevo notare che la loro carità cristiana non prevedeva questo, beh, lì sì che iniziavano ad incattivirsi sul serio. Le maestre mi vietarono anche solo ad accennare temi religiosi. Come ogni cosa con cui vengo in contatto, ho voluto saperne di più, studiando le maggiori fedi del pianeta. I problemi non li ho avuti solo con i rappresentanti delle varie correnti cristiane, ma anche con altri culti. Mi è capitato di imbattermi in alcune persone, di diverse fedi, che vedevano in me solo un obiettivo da convertire. Ok, sono una persona autistica in modalità metodo scientifico, che è oggettivamente più preparata di voi sul vostro argomento, che possibilità potreste mai avere in un dibattito contro di me (se avrete la pazienza di sopportare il mio cluttering)? La cosa che mi disturbava, e mi inquietava allo stesso tempo, era che malgrado le mie argomentazioni fossero sempre pacate e rispettose, ricevevo in ritorno solo rabbia. Ad un certo punto ho iniziato a guardare male chiunque professasse una fede e me ne tenevo bene alla larga, perché c’era una buona possibilità che fossero persone cattive. So quanto fosse sbagliato questo atteggiamento, ne sono consapevole, ma avevo tanta paura all’epoca. So perché sono nate le religioni e perché molte persone ci tengono così tanto. Il fatto che siano state trasformate in business non significa che chiunque le pratichi sia una persona cattiva. Mi sono imbattuto in persone religiose buone, in gamba e rispettose, che hanno rispettato, anche se non condiviso, la mia visione.

21 pensieri riguardo “Capitolo Duecentosettantatré

  1. Sicuramente anche la religione è strumentalizzata, basti pensare a tutte le guerre avvenute e tuttora in corso, come se si inneggiasse alla distruzione di chi è diverso da noi. Personalmente sono convinta del fatto che la diversità sia ricchezza. Mi addolora molto che nel corso della tua vita tu non abbia avuto nessuna figura di riferimento che abbia provato a difenderti o a capire come potessi sentirti dentro perché se le cicatrici esteriori fanno male, quelle interiori bruciano ancora di più, spero vorrai accogliere queste mie parole per quello che sono, il dolore degli altri, anche se non li conosco personalmente, mi fa molto male.

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  2. Purtroppo non mi sorprende quanto scrivi.. alle superiori ho potuto scegliere se fare religione o no e ho scelto di non frequentare. Mio padre era uno di quelli che mi predicava di andare in chiesa (lui non ci andava) e poi faceva cose inenarrabili. Mi sono allontanata dalla chiesa perchè purtroppo mi sono imbattuta in molte persone “chiuse”, poco coerenti, più propense ad essere puntuali a messa, piuttosto che ad amare il prossimo. Per parecchio da ragazzina ho dovuto discutere con alcuni familiari, tutti fedeli e tutti che giustificavano la violenza. In realtà ho incontrato anche persone religiose buone, anche molto buone, ma nella mia testa mi sono sempre chiesta: “che senso ha? a cosa serve?”. Penso che in alcuni casi avere fede o credere sia per alcuni un grandissimo aiuto nell’affrontare la vita. Non escludo possa capitare anche a me. Non siamo tutti uguali, ma credo che il problema principale siano sempre certi tipi di umani..se si usasse un po’ di buon senso e rispetto vivremmo tutti una realtà migliore. Mi dispiace per quanto hai sofferto. Deve essere stato proprio uno shock per te imbatterti da un giorno all’altro nella religione e soprattutto in maestre come quelle.

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    1. Comprendo quello che scrivi perché molte di quelle situazioni le ho vissute. C’era una parte della mia famiglia, per fortuna quella lontana, che era indignata del mio ateismo. I credenti, non solo cattolici, erano spesso aggressivi o passivo-aggressivi. La religione era solo un qualcosa per farsi vedere che erano bravi e disciplinati. Ovviamente più lo dimostravano e più, nella vita reale, non lo erano. A scuola, per un anno, ho deciso di frequentare religione, ma per un solo motivo, perché altrimenti sarei finito a vagare per un’ora nei corridoi (non esisteva alcuna aula per chi non frequentava) da solo, in balia di chi andava in bagno e si fermava per pestarmi. Ovviamente i controlli non esitevano al di fuori delle classi… e anche in classe non erano poi chissà che. Ho comunque trovato persone religiose e in gamba, che avevano davvero come scopo di vita l’amore, l’accetazione e il rispetto. Ma il loro numero, come puoi immaginare, è molto esiguo. Grazie di cuore per la tua testimonianza e per la tua vicinanza, piccolo bradipo, se sempre molto preziosa ^_^

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  3. Stesso problema che ho avuto io in passato. Se non credi sei una persona tremenda. In certi casi si tende a odiare molto di più chi è ateo piuttosto che una persona con una fede differente. In ogni caso non trovo nulla di male nel porsi certe domande. Se quelle persone erano veramente credenti, allora dovevano provare a dare delle risposte seguendo la loro religione, non prendersela con te. Che poi questo dimostra ancor auna volta come il concetto di carità cristiana sia qualcosa di tremendamente relativo.

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    1. Concordo anch’io. Grazie. Forse non vogliono sentire una scomoda verità e preferiscono continuare ad essere cullati con palliativi. Si sentono destabilizzare se qualcuno fa vacillare le credenze che hanno accettato così come sono, da sempre e senza farsi domande. Forse è più rassicurante non farsi domande. Comunque è un problema non relegato alla cristianità, ma che ho incontrato anche in altri credi, anche se in Italia, cattolici e cristiani, sono certo la maggioranza.

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      1. Penso che porsi delle domande sia qualcosa di fondamentale nella vita. Avere dubbi, cercare risposte, sono elementi importanti nella nostra vita e dovrebbe essere qualcosa di basilare, non qualcosa da affossare.

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  4. Il tuo discorso è molto giusto e purtroppo mi suona molto familiare. Il monoteismo è una religione che per definizione tende a escludere l’altro, invece che accogliere. Io personalmente sono credente, però io stessa non sono d’accordo con molte persone credenti, perché tendono a porsi su un piedistallo rispetto a quelle non credenti, oppure ad avere un atteggiamento prevaricatorio. Questo mi ha portata pur trovandomi d’accordo su alcune cose, ad allontanarmi dagli ambienti religiosi. Perché sono oggettivamente chiusi e poco propensi ad aiutare veramente l’altro.

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  5. Mettere il dito nell’ipocrisia purulenta delle tue maestre non poteva che provocare la loro cieca reazione rabbiosa! Che bambino rompiscatole! Non si fa! Non si sottolineano le incongruenze di maestre credenti! Non si sfidano secoli di potere coercitivo! Non si mette in luce la caduta della maschera buonista! Punizioooooone!
    Devi essere stato uno spettacolo in quei frangenti, mi spiace solo che loro si siano dimostrate tanto limitate e con un “credo” talmente fragile da dover distruggere chiunque lo mettesse in discussione.
    I piccoli portatori di spirito critico sono sempre un dono prezioso. 😉

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    1. Mi hai fatto sorridere al “devi essere stato uno spettacolo”. Probabilmente hai ragione, te lo riconosco, ma non detengo l’esclusività, è una caratteristica tipica di molte persone autistiche. Ciò non mi ha reso la vita facile e non mi ha reso felice, ma avrei sofferto ancora di più accettare di essere chi non sono solo per facilitarmi la vita o essere accettato. In confronto a quello, botte, umiliazioni e sabotaggi non sarebbero state niente.
      Comunque grazie per aver speso (o meglio sprecato) così tanto tempo oggi a leggere di me. Sei sempre preziosa e ti ringrazio di supportarmi, e sopportarmi, da così tanto tempo.

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