Capitolo Duecentocinquantacinque

Anche oggi ho avuto un’esperienza spiacevole. Come sapete non sono favorevole a prendere cose in prestito, quindi le biblioteche le ho evitate per questo scopo, anche se ci sono andato per la consultazione in loco. Il fatto di essere responsabile di qualcosa non mio mi mette molta ansia. Ma voglio prepararmi ai test d’ammissione universitari come si deve e, per non svenarmi, ho scelto l’opzione della biblioteca. Purtroppo nel mio paesino la biblioteca è aperta solo alcuni giorni alla settimana e ha poco e niente. Per far arrivare un libro ci vogliono da una alle due settimane. Tutto tempo che verrebbe sottratto alla preparazione, quindi mi sono fatto forza e mi sono fatto una ventina di miglia per andare nella biblioteca più vicina che avesse subito a disposizione i manuali di preparazione. Inizialmente il bibliotecario, quando gli ho consegnato i documenti per la registrazione, mi fa quasi una ramanzina sul fatto che abbia macinato tutta quella strada quando avrei potuto farmelo arrivare vicino casa. Poi, sempre durante l’iscrizione, mi ha detto che dovevo scaricare non so che cosa sullo smartphone. Ho risposto che non ne possedevo uno e ha iniziato prima ad invalidarmi, poi, quando ha capito che dicevo sul serio, ha iniziato a sminuirmi, quasi ridicolizzandomi. Continuavo a guardare in basso, quasi incapace di parlare, quei pochi monosillabi che riuscivo a pronunciare, era per avere, oltre al manuale di preparazione, anche quello degli esercizi. Ma lui continuava a parlarmi sopra mentre lo richiedevo per la terza volta. Non sono riuscito a reggere la pressione, avrei voluto piangere, ho agguantato il libro e sono uscito. Un libro, solo uno, me ne sarebbero serviti almeno due. Ora dovrò attendere la prossima settimana per andare in una biblioteca vicina per farmelo arrivare. E chissà quanto ci vorrà, tutto tempo sottratto allo studio.

Ma sono io che me la prendo troppo? Dove sbaglio sempre? A distanza di ore sto ancora male.

16 pensieri riguardo “Capitolo Duecentocinquantacinque

  1. Non credere che capiti solo a te. Bisogna reagire e se non si riesce, pensare che la prossima volta si risponde per le rime. Capita a tutti di trovarsi in situazioni del genere e uscire sconfitti dai vari uffici. Non demordere!

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  2. Non capisco onestamente perché queste persone tendano ad attaccare non appena vedono qualcuno in difficoltà. Mi sembra un comportamento immaturo e ingiusto. So bene che non riesce a reagire e non ti dirò di farlo, però almeno mi aspetto un po’ più di empatia da parte degli altri.

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  3. Cavoli, che brutta esperienza. La persona che ti sei trova di fronte ha fatto molti commenti gratuiti, calcando la dose in un crescendo. Non c’era bisogno di accanirsi in prediche e ridicolizzazioni 😦
    Mi dispiace che sia andata così, alla fine volevi solo guadagnare tempo, che mi sembra una scelta sensata.

    “Ma sono io che me la prendo troppo? […] A distanza di ore sto ancora male.”

    Non ritengo che tu abbia sbagliato o sia sbagliato. Premesso questo, riguardo il “prendersela troppo”…può valer la pena approfondire.
    Potrei dire che ti sei risposto da solo, ma il framing mi pare scorretto.
    Quando si parla di reazioni emotive causate da azioni di altri parlare di sbagli la trovo una slippery slope.. Più che cercare degli errori, che come parola implica una “colpa” (che se legata alla propria essenza fa cadere in spirali poco sane.), penso sia più compassionevole e quindi costruttivo chiedersi, in un momento meno emotivamente carico: cosa succede, dentro?
    Quello che descrivi (che mi è molto familiare, purtroppo, di fronte ad episodi del genere per via del mio senso di inadeguatezza ho risposte emotive più forti rispetto a chi non ce l’ha, mi sono proprio immedesimata tanto nelle sensazioni che hai raccontato, mi si è stretto il cuore)…
    mi sembra una forma di disregolazione emotiva?
    Magari acuita dalle fragilità del periodo (sei molto giù), dalla stanchezza e dell’ansia (mi pare che ti sia sforzato per convincerti ad andare, ma può essere un’impressione)?
    E il fatto che anche a distanza di ore fossi ancora scosso, dipende dal fatto che una volta risvegliate le emozioni perdurano più a lungo o c’è anche un reharsing dell’episodio a livello per così dire di pensiero?
    Io per esempio tendo più a quest’ultima cosa e alla personalizzazione, e negli ultimi anni sto imparando a vedere cosa le reazioni degli altri dicono di loro piuttosto che vedere conferme di quello che io penso di me, che non è proprio bilanciatissimo. Ripeto, solo un esempio basato su uno dei problemi che ho, per far capire quello che è diventato il mio approccio, non sto supponendo che questo meccanismo appartenga anche a te.
    Il fatto di reagire o come reagire in modo “appropriato” e distanziato emotivamente, non lo vedo tanto come un obbiettivo ma più una conseguenza di un tipo di lavoro interiore. Molto lungo. Anche perché può portare a una reazione esterna esemplare (che non necessariamente porta a qualcosa, dipende dal tipo di persona che si ha di fronte) ma che comunque porta al nostro stare male in ogni caso e mi interessa di più che sia il tuo nucleo a essere per quanto possibile protetto.
    Non so, questo genere di domande a me aiuta qualche volta.
    Spero che questa riflessione non ti abbia fatto sentire inadeguato o più responsabile di quello che ti accade in senso lato. Mi interessa capire come parli a te stesso.

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    1. Un analisi molto interessante. Soprattutto mi dispiace averti fatta stringere il cuore, ma anche che tu provi senso di inadeguatezza in situazioni simili a questa.
      Forse il mio caso è stato un insieme di molti fattori: la mia neurodivergenza, la mia depressione, il mio CPTSD, il mio periodo di forte ansia e stress, la mia difficoltà a parlare chiaramente chiamata cluttering, e soprattutto la paura. Una paura di farmi valere come essere umano con dei diritti che dovrebbero essere concessi a chiunque. Quelle volte che mi sono arrogato quei diritti, l’ho sempre pagata cara. Anche quelle volte che cercavo di difendermi, più lo facevo e più mi si accanivano contro. Come succedeva con gli stupri, devo essere solo un corpo svuotato che subisce e basta. Ammetto che forse l’ho messa all’estremo, ma non mi sembra che la dinamica sia tanto diversa. La cosa che dici sulle reazioni di certe persone che dicono molto più su loro stesse, concordo in pieno, anch’io l’ho sempre pensata in questa maniera, ma resta pur sempre il fatto che sono però io a pagarne le conseguenze, quale che siano le motivazioni che le provocano.

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  4. “Soprattutto mi dispiace averti fatta stringere il cuore”
    Tranquillo ❤

    "ma anche che tu provi senso di inadeguatezza in situazioni simili a questa."

    Grazie per la tua solidarietà ^^
    E anche per esserti ulteriormente, ho le idee un po' più chiare adesso.

    "Quelle volte che mi sono arrogato quei diritti, l’ho sempre pagata cara. Anche quelle volte che cercavo di difendermi, più lo facevo e più mi si accanivano contro."

    Ciò è tremendo e ingiusto. Fa davvero sentire come tutto fosse inutile, lo capisco.

    "La cosa che dici sulle reazioni di certe persone che dicono molto più su loro stesse, concordo in pieno, anch’io l’ho sempre pensata in questa maniera, ma resta pur sempre il fatto che sono però io a pagarne le conseguenze, quale che siano le motivazioni che le provocano."

    Assolutamente. E me ne dispiaccio molto.

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