Capitolo Duecentoquarantatré

Il capitolo sul COCSA è stato molto difficile da trattare e oggi tratterò un altro tema spinoso: quello degli abusi perpetrati dalle donne. Perché sì, malgrado viviamo in una società impregnata fino al midollo di mascolinità tossica, anche le donne possono trovare un posto come pedofile. Sono certo la minoranza, ma ciò non toglie che possano arrecare tanto danno quanto i loro colleghi uomini. Ma proprio il fatto di vivere in questa società maschilista fa sì che tali abusi non vengano riconosciuti come tali. Anzi, viene ridicolizzato quell’uomo, o quel bambino, che subisce un abuso sessuale da parte di una donna (o di una bambina se si parla di COCSA). Si cerca di fargli capire quanto sia stato fortunato e che avrebbero voluto subire loro quella sorte. In caso persistessero nel loro dolore viene ipotizzato quanto siano omosessuali (come se fosse una colpa o un’aggravante). Invece è un abuso in piena regola, con tanto di sofferenza che tutto questo comporta.

Ricordo nebbiosamente, malgrado fossi già grande (sui sette o otto anni), quando mia madre mi portava a casa dal suo spacciatore, dove consumavano droga e sesso (come accennavo nel capitolo 106). Io venivo lasciato in uno stanzino a giocare con vecchi trenini rotti, mentre fingevo di non sapere cosa stesse accadendo dall’altra parte della porta. A volte partecipava anche la sorella dello spacciatore a quegli incontri sessuali, ma quando non faceva parte dell’incontro, è capitato (non so quante volte però) che mi portasse in bagno, forse in preda all’alterazione provocata dalle sostanze, si denudava mentre io cercavo il più possibile di non guardare, giocando e distraendomi con qualsiasi cosa avessi in mano, e… tutto va in nebbia, se non per qualche fotogramma delle sue masturbazioni. Mia madre era inconsapevole di ciò che accadeva, quella donna faceva tutto di nascosto, approfittando dello stato delle cose.

Il ricordo di questi abusi, per quanto altamente nebbiosi, è stato forse l’evento scatenante che ha fatto sì che iniziassi a chiedere aiuto e a riconoscermi come essere umano. Ma alla realizzazione di ciò che era successo, la crisi che ho avuto si è protatta a lungo.

13 pensieri riguardo “Capitolo Duecentoquarantatré

  1. L’argomento della violenza perpetrata dalle donne è qualcosa di cui non si discute molto e soprattutto viene sminuito parecchio. Questo per colpa del concetto che l’uomo dev’essere forte e farsi sottomettere da una donna è ridicolo. La nostra società deve ancora evolversi parecchio sotto molto punti di vista. E leggendo la tua storia… non riesco a non provare rabbia verso queste persone. E non ti devi scusare perché mi arrabbio leggendo ciò, mi succede ogni volta che leggo di un’ingiustizia e non posso accettare che delle persone abbiano fatto tutto ciò a un bambino.

    Piace a 2 people

  2. Sono estremamente contenta che tu abbia iniziato a chiedere aiuto. Quello che è successo non è colpa tua. Quelle persone non avrebbero mai dovuto farti del male. Mi dispiace per tutta la sofferenza che hai vissuto e vivi anche ora.

    Piace a 2 people

Lascia un commento