Capitolo Trecentonovantatré

Parlerò di un argomento tabù, spero di riuscire a trattarlo in maniera corretta. Lo faccio da persona coinvolta direttamente, quindi posso sbagliare, e alla grande. Se credete che non abbia trattato l’argomento correttamente, o in maniera pericolosa, non esitate a comunicarlo. Non sono un professionista della salute mentale e questa è solo un’analisi personale ed emotiva dell’argomento. Non voglio causare danni o dolore.

Non continuare se pensi che un argomento forte ti possa turbare. Ti prego, non andare oltre.

Suicidio. Ecco la parola ultima, quella che fa più paura. Quella che non si deve nominare. Perché è una parola scomoda, a cui nessuna persona non coinvolta direttamente vorrebbe mai associarsi. Ma perché questo astio quando invece vengono coinvolte? Il suicidio viene spesso etichettato come un atto egoista e codardo. Come se insultare una persona che prova così tanto dolore da privarsi della sua stessa vita, possa in qualche modo aiutarla. In realtà è proprio questo un atteggiamento egoista e codardo, perché è proprio chi dice così che sta mettendo una barriera, un limite, nella quale non vuole essere coinvolta, per autotutelarsi. Come se non fosse una loro responsabilità, distaccandosene. Questo è egoismo.

Parlare di suicidio penso che possa aiutare a normalizzare l’argomento, togliendo lo stigma e la vergogna che spesso si ha quando si affronta questo tema, potendolo così affrontare con più serenità.

Le persone con pensieri suicidi non la prendono alla leggera. Spesso non ci si suicida per un impulso. Un lungo e travagliato percorso ci porta a considerare questa opzione. L’ultima opzione per terminare la sofferenza, i sentimenti di vergogna, i sensi di colpa, i dolori che una vita, che non si può chiamare tale, ha apportato all’intimo più profondo. Le persone suicide, nella stragrande maggioranza dei casi, non vogliono morire, ma vorrebbero solo che quei sentimenti, e quelle sofferenze, trovassero una fine, in qualche modo.

Personalmente ho iniziato a pensare al suicidio dopo il primo anno di abusi sessuali, a sei anni (capitolo 17 e capitolo 317), quando ho realizzato che potevo essere padrone di almeno una cosa nella mia vita: la mia vita stessa. Era confortante sapere di avere una scelta, una via d’uscita. E da allora non è passato un solo giorno in cui non abbia pensato al suicidio. Nei periodi buoni è solo una leggera brezza che mi infreddolisce l’anima, nei giorni tenebrosi è una tempesta che scoppia all’interno del mio cuore.

Non mi sono mai sentito di condannare chi tenta il suicidio, o chi ci riesce. Vorrei invece poter capire perché quella persona sia arrivata anche solo a considerare questo atto. Malgrado ciò, e il rispetto di ogni scelta personale, se mi dovessi trovare con una persona che sta provando a togliersi la vita, non esiterei un istante per impedirglielo.

Ma cosa si può fare per evitare di arrivare al punto di pensare di toglierci la vita?

Rivolgersi ad un professionista o una professionista della salute mentale è sempre l’opzione più valida e sicura e dovrebbe essere considerata come prima scelta. Se non potete permettervelo, ci sono altre opzioni gratuite, o a poco prezzo, così come ci sono i centri d’ascolto, le linee anti suicidio, o i gruppi di auto mutuo aiuto. Quest’ultima opzione è una delle più validanti, avrete la possibilità di confrontarvi con chi vive le stesse lotte che state affrontando, supportandovi a vicenda.

Se avete anche una persona di cui vi fidate, e che sentite come sicura, parlategliene. L’argomento è estremamente delicato e, se non sapete come cominciare, cercate innanzitutto un momento adatto, dove nessuna delle due parti ha pressioni di alcun genere, e soprattutto fatelo in un luogo tranquillo e protetto. Potete iniziare con una premessa, dicendo che state passando un periodo tormentato per la vostra salute mentale e che avete bisogno di essere ascoltati ed essere ascoltate, senza giudizi, pregiudizi o consigli non richiesti. Chiedete solo che il vostro dolore possa essere esternato, ascoltato e accettato. Domandate anche se può esservi d’aiuto a trovare un supporto professionale, se non siete in grado di farlo da soli o da sole.

Se siete arrivate e arrivati a considerare il suicidio, la colpa non è vostra. Qualunque esperienza abbiate passato per arrivare a quel pensiero, a quell’ideazione. Non esiste una colpa. Sono qui per dirvi di non terminare la vostra vita. Non per me, perché so di non essere nessuno per voi, ma perché non è giusto che paghiate voi per le ingiustizie che questo mondo vi ha riservato.

Se sei sul punto di farlo, chiama il numero di emergenza, recati al pronto soccorso, contatta la persona sicura, il o la professionista di fiducia, la linea anti suicidio, fai qualsiasi cosa e considerate ogni altra opzione. Perché tu vali, molto più di ciò che i pensieri suicidi ti possano far credere.

Se sei vittima di abusi, e pensi di essere solo, sola e in trappola, se puoi, contatta le autorità, o rivolgiti a centri specializzati. Ci sono persone che, anche se ancora non ti conoscono, tengono molto a te, alla tua sicurezza ed al tuo benessere. Il suicidio, può sembrare una via di fuga, ma è la depressione, lo stress e lo stato di costante minaccia in cui vivi a fartela apparire come tale.

Sono qui per dirti che tu vali e sei importante. Anche se ciò che ti porta a considerare questo gesto è la vergogna e la colpa per qualcosa che hai fatto (capitolo 265), sono qui a dirti che non sei il tuo errore. Sei una persona e meriti tutta la compassione e l’aiuto di cui hai bisogno.

Tu vali e vorrei rimanessi qui.

Se pensate che ho trattato l’argomento in maniera non corretta o pericolosa, vi prego di segnalarmelo immediatamente. Non sono un professionista della salute mentale e non vorrei causare ulteriori dolori a chi già ne soffre.

Se avete delle storie da condividere, o dei vostri pensieri riguardo il suicidio, e se pensate che possano essere d’aiuto a chi le leggerà, sentitevi liberi e libere di commentare.

35 pensieri riguardo “Capitolo Trecentonovantatré

  1. Ciao.
    Io non sono riuscito nel mio intento. Circa 1 mese fa ho bevuto l’impossibile e mi sono preso un flacone di valium.
    Purtroppo o per fortuna sono qui. Il perché del mio gesto è riconducibile al fatto di non vedere via di fuga per star meglio, di sentirsi la causa e il problema. La mia morte sarebbe stata una soluzione rapida per lasciare la libertà a mia moglie. E nemmeno il pensiero che mia figlia potesse soffrire per tutta la vita mi allontava da quel pensiero.
    Ora dopo aver preso di petto un problema alla volta e capito che io valgo, sto affrontando tutto quello che mi condurrà al mio obiettivo. Buona serata.

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  2. Penso che il tuo post sia molto bello. Lancia un messaggio positivo e di speranza.
    Condivido che parlare del suicidio non debba assolutamente essere un tabù. C’è sempre troppa vergogna o paura di parlare di certi argomenti, ma farlo è fondamentale.
    Inoltre ognuno ha diritto di trattare gli argomenti che ritiene opportuni, l’importante sono sempre i modi, ed i tuoi modi sono dolci e gentili.
    Sono davvero contenta di aver conosciuto il tuo blog.

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  3. Ecco l’argomento che temevi di scrivere. Ho letto tutto con molta attenzione e posso dire che ha trattato tutto con grandissima empatia, senza dire qualcosa di cattivo. Hai parlato della tua esperienza e hai parlato al pubblico sia con intelligenza ed emozioni. Io non ho mai provato quel pensiero però so bene che sigignifica visto che sono vicinissimo a persone con questi pensieri. E sicuramente dire che sono degli sciocchi ad avere questi pensieri è la cosa peggiore che si possa fare. Non bisogna mai giudicare, ma capire il perché e cercare di parlarne. A mio avviso hai fatto un ottimo lavoro.

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  4. Del mio tentativo quando avevo circa 16 anni te ne avevo già scritto. Come dici tu solitamente non è il risultato di un impulso, ma è il frutto di un dolore che nel tempo diventa insopportabile e che si vuole terminare. Le persone che giudicano onestamente non credo siano sempre responsabili o codarde, o che vogliano “autotutelarsi”, mi sbilancio a dire che forse sono ignoranti o meno sensibili. Purtroppo non tutti reagiamo al dolore allo stesso modo, non tutti abbiamo lo stesso livello di sopportazione e non sempre tutti troviamo le soluzioni “giuste” per restare in vita e non lasciarci andare nel baratro. Per alcuni arrivare a quel punto non è semplicemente un’opzione, per questo non comprendono come altri possano anche solo pensare di togliersi la vita. Non so se è perchè non hanno mai toccato un livello tale di disperazione, spero per loro sia così e che non lo provino mai. Quello che posso dirti è che io che in qualche modo ho provato un dolore grande e per un tempo lungo, trovo che il modo in cui tu hai trattato l’argomento è equilibrato. Nessuno dovrebbe avere paura di parlare del proprio dolore e dei propri pensieri. Chiedere aiuto è fondamentale, come del resto è importante sapere ascoltare e mettere da parte eventuali pregiudizi.

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    1. Ricordo di questo tuo tentativo. Ma sono felice che tu sia ancora qui e che la vita ti abbia offerto tutto ciò che meriti. Sei da ammirare. Io ti ammiro, e tanto. Per quanto rigurarda l’ignoranza di tali giudizi, l’ho considerata, ma, anche se non fatta volontariamente, causa ugualmente danno e dolore alla persona che li subisce. Liquidare, sminuire, insultare e denigrare persone così fragili da pensare di togliersi la vita non può avere scusanti. Ho trovato anche alcuni bulli che, per ignoranza, non capivano che quello che facevano era sbagliato, perché per loro non esisteva altro modo di comportarsi, ma non ho sofferto meno. L’ignoranza non è una scelta, ma quando evitano e liquidano malamente ogni confronto, ed ogni empatia (e spesso con queste persone succede), allora sì che lo diventa. Ti ringrazio per avermi confermato di non aver trattato l’argomento in maniera pericolosa, non voglio causare dolore, e il tuo feedback è prezioso. Ma il tema del suicidio non terminerà con questo capitolo, solo che ho bisogno di un po’ di tempo per ritrovare la serenità per riprendere in mano questo soggetto così delicato.

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      1. Hai affrontato il tema con tutta la delicatezza possibile e sono certa che farai un buon lavoro anche la prossima volta quando avrai recuperato un po’ di serenità (pensa a giugno, al tuo mese preferito, alle giornate che si allungano, ai lunghi tramonti… 🙂 ) Anch’io sono contenta che tu sia qui e che tu non abbia mai ceduto. Non sono argomenti facili e ti ringrazio per aver aver condiviso con me, e con noi, questi tuoi pensieri. Purtroppo esistono anche persone cattive, non solo ignoranti. Ma in definitiva credo che persista una grande ignoranza sul tema. Parlarne serve. ❤

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  5. “Il suicidio, può sembrare una via di fuga, ma è la depressione, lo stress e lo stato di costante minaccia in cui vivi a fartela apparire come tale.

    Sono qui per dirti che tu vali e sei importante. Anche se ciò che ti porta a considerare questo gesto è la vergogna e la colpa per qualcosa che hai fatto (capitolo 265), sono qui a dirti che non sei il tuo errore. Sei una persona e meriti tutta la compassione e l’aiuto di cui hai bisogno.”

    Amen. Grazie per averlo scritto.

    So che eri preoccupato di come avresti scritto questo post..e sono qui per rassicurarti della delicatezza e sensibilità che hai mostrato scrivendone, offrendo comprensione ma anche possibili modalità di aiuto. E’ vero, è un argomento che va normalizzato. E’ di vitale importanza parlarne e sdoganare lo stigma. So che è comune tra le persone ritenere che il solo tirare fuori l’argomento con un proprio caro possa “dare delle idee”..e a volte si teme di affrontare quel tipo di realtà. Ma avere uno spazio sicuro per parlarne è fondamentale, come hai detto non è la morte in sé che si desidera ma il fermarsi della sofferenza, e parlarne permette di processarne una parte.
    Per quanto riguarda le mie esperienze, sono arrivata a desiderarlo in momenti particolarmente bui, ma mai completamente. La mia depressione mi aveva spinto in uno stato di suicidialità passiva.
    Non potrei mai e poi mai giudicare chi lo considera o attua un codardo, ma capisco la sensazione di star subendo l’egoismo dell’altro da parte di chi rimane (o si immagina in quella parte). Che sì è anch’esso una forma di egoismo, si vive la cosa dal proprio punto di vista di persona lasciata sola e la propria sofferenza rispetto a quella che può aver schiacciato l’altro. Lo so perché mi sono trovata più spesso dall’altra parte della barricata e non mi vergogno di ammettere di aver provato sentimenti di impotenza e di rabbia (in un caso molto specifico, che però, ora che è passato del tempo lo posso dire, dipendeva anche del mio sentirmi responsabile di cose che in realtà non lo erano), per quanto sappia benissimo che nessuno che abbia mai tentato il suicidio voglia attivamente ferire i suoi cari (quando ce ne sono) e delle due poteva anzi credere di liberare di un peso. Oppure ai suoi ci pensa, e se ne dispiace, ma gli altri possono non essere unico motivo sufficiente per continuare a vivere. E altre volte li si sente troppo lontani o si ha persino voglia di mandarli a quel paese e cmq definire ciò come egoismo è riduttivo. E’ difficile far coincidere il valore e il potenziale che si attribuisce all’altra persona e quello che lei si toglie, anche considerando le difficoltà oggettive. Ed è certamente vero che c’è un nutrito gruppo di persone che semplicemente non capisce ed è poco empatica e molto ignornte, ma mi chiedo questa reazione istintiva (dannosa, che crea barriere, come dici tu; come ogni giudizio) da dove nasca. Molte reazioni di pancia nascono dall’immaginarsi un ipotetico da cui doversi difendere, se si avesse coraggio di parlarne e si offrisse uno spazio per tutti i tipi di sentimenti, forse chi avrebbe le capacità (non tutti ce l’hanno) di simpatizzare/empatizzare/comprendere potrebbe farlo. Forse.

    Detto questo, mi dispiace che certi pensieri ti accompagnino da così tanto tempo. Sono felice che tu sia ancora qui, così come sono felice che siano ancora qui le persone che ti hanno commentato. Valete e meritate ogni occasione che vi siete dati e ogni momento bello che potete vivere adesso e non avreste vissuto altrimenti.
    Grazie per essere ancora qui ❤

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    1. “So che eri preoccupato di come avresti scritto questo post..e sono qui per rassicurarti della delicatezza e sensibilità che hai mostrato scrivendone, offrendo comprensione ma anche possibili modalità di aiuto.”

      Grazie, il tuo feedback mi conforta, perché comunque non sono troppo sicura di come ne ho parlato. Forse avrei dovuto attendere tempi meno oscuri.

      “E’ vero, è un argomento che va normalizzato. E’ di vitale importanza parlarne e sdoganare lo stigma.”

      Lotto da una vita per questo. Non solo in questo ambito, ma in tutti gli altri in cui lo stigma è il problema più grande. Grazie di cuore per averlo capito e sostenuto.

      ” Per quanto riguarda le mie esperienze, sono arrivata a desiderarlo in momenti particolarmente bui, ma mai completamente. La mia depressione mi aveva spinto in uno stato di suicidialità passiva.”

      Mi sorprende, perché anch’io ho usato quel termine di suicidio passivo. Quando sono stato in pericolo non ho fatto nulla per mettermi in salvo, aspettando tutto ciò che sarebbe successo. Mi dispiace molto che la depressione ti abbia dato delle sensazioni analoghe alle mie. Sei una persona magnifica, e un’amica ancora più magnifica. Apprezzo ogni singolo millimetro della tua splendida anima.

      “Non potrei mai e poi mai giudicare chi lo considera o attua un codardo, ma capisco la sensazione di star subendo l’egoismo dell’altro da parte di chi rimane (o si immagina in quella parte). Che sì è anch’esso una forma di egoismo, si vive la cosa dal proprio punto di vista di persona lasciata sola e la propria sofferenza rispetto […]”

      Questi sentimenti di rabbia li ho potuti leggere in alcune testimonianze di persone sopravvissute ai propri cari e alle proprie care che hanno optato per il suicidio. Più le leggevo e più credevo che quella rabbia fosse, inconsciamente, rivolta a loro stessi/e. Magari per non aver compreso i segnali, o per aver sminuito lo stato depressivo o le preoccupazioni. Forse sbaglio, non ne ho lette chissà quante, ma la sensazione che mi davano era questa.

      “Ed è certamente vero che c’è un nutrito gruppo di persone che semplicemente non capisce ed è poco empatica e molto ignornte, ma mi chiedo questa reazione istintiva (dannosa, che crea barriere, come dici tu; come ogni giudizio) da dove nasca. Molte reazioni di pancia nascono dall’immaginarsi un […]”

      Penso che ci siano tanti fattori che contribuiscono a questa ignoranza. Tra cui il non voler essere coinvolti e il mito del “bisogna essere forti”. Ma ce ne sono tante altre, tra cui l’additare il diverso, chi ha sentimenti differenti dal gruppo sociale in cui è inserito, e tantissime altre cause.

      “Detto questo, mi dispiace che certi pensieri ti accompagnino da così tanto tempo. Sono felice che tu sia ancora qui, così come sono felice che siano ancora qui le persone che ti hanno commentato. Valete e meritate ogni occasione che vi siete dati e ogni momento bello che potete vivere adesso e non avreste vissuto altrimenti.
      Grazie per essere ancora qui”

      Vorrei essere io a ringraziarti, per l’anima e la fiducia che ogni volta mi doni con tutta te stessa. Doni luce a questo buio.

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      1. “Sei una persona magnifica, e un’amica ancora più magnifica. Apprezzo ogni singolo millimetro della tua splendida anima.”

        Mi commuovi ;_;

        “Più le leggevo e più credevo che quella rabbia fosse, inconsciamente, rivolta a loro stessi/e. Magari per non aver compreso i segnali, o per aver sminuito lo stato depressivo o le preoccupazioni.”

        Anche.

        “Penso che ci siano tanti fattori che contribuiscono a questa ignoranza. Tra cui il non voler essere coinvolti e il mito del “bisogna essere forti”. Ma ce ne sono tante altre, tra cui l’additare il diverso, chi ha sentimenti differenti dal gruppo sociale in cui è inserito, e tantissime altre cause.”

        Tutto vero. è un discorso molto complesso.

        “Vorrei essere io a ringraziarti, per l’anima e la fiducia che ogni volta mi doni con tutta te stessa. Doni luce a questo buio.”

        Aww ❤ Ne sono lieta^_^

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