Capitolo Seicento

Nel capitolo 226 avevo accennato al COCSA, ovvero gli abusi sessuali perpetrati da bambin* su altr* bambin* (child on child sexual abuse). Il capitolo risultava molto sbrigativo, causato dall’ansia provocata dall’argomento, visto che mi riguarda direttamente. Una delle persone che ha ripetutamente abusato di me, può rientrare in questa categoria.

È difficile vedere bambini e bambine come carnefici, eppure è un fenomeno più diffuso di quanto si creda, visto che coinvolge quasi un terzo dei crimini sessuali contro l’infanzia. Eppure, nonostante la maggior consapevolezza delle violenze verso l’infanzia perpetrate da persone adulte (anche se non se ne parla ancora abbastanza capitolo 564), la maggior parte di questi crimini rimane silenziato. I motivi possono essere molteplici:

  • Prima di tutto c’è la difficoltà di accettare questa dinamica come un abuso, derubricandolo a “gioco”. A volte non c’è la volontà di sminuire questo tipo di abusi, ma i genitori, o comunque i caregiver, non sanno come affrontare l’argomento, cercando la via più sbrigativa.
  • Se l’abusante è biologicamente maschio e la vittima biologicamente femmina, può esserci una sorta di “orgoglio” da parte dei genitori (specialmente se uomini tossici), o dell’intera comunità, per la precocità sessuale, legato ad un discorso patriarcale e di mascolinità tossica. Discorsi come “è una ragazzata” oppure “i maschi sono comunque maschi”, sono pericolose e sostanziale parte del problema. Tutto questo sminuisce l’esperienza della vittima, aumentando lo stigma e creando silenzio. Si può arrivare a colpevolizzare la vittima.
  • Se l’abusante è biologicamente femmina e la vittima biologicamente maschio, si cerca di far capire “la fortuna” di questa conquista. E anche qui, patriarcato e mascolinità tossica la fanno da padroni (capitolo 495 pedofilia femminile e capitolo 243 quando l’abusante è donna).
  • Se l’abusante e la persona abusata appartengono allo stesso sesso biologico, la vittima, o chi ne fa le veci, può cercare di nascondere l’abuso, a causa di un’omofobia interiorizzata.
  • Se l’abuso sessuale accade dentro alla famiglia, tra fratelli/sorelle, si cerca di minimizzare la cosa, o di nasconderla al mondo, sminuendo l’esperienza della vittima e non dandole la dignità che merita. Il tutto rientra nella dinamica, anch’essa ancora troppo sottovalutata, del “sibling abuse”, ovvero le dinamiche tossiche, competitive, di rivalità, tra fratelli e sorelle. Spesso queste dinamiche sono approvate, anche in maniera inconscia, dalle famiglie stesse- Può avvenire in base all’età, con il maggiore o la maggiore “utilizzat*” come genitore aggiuntivo, la persona di mezzo può essere l’invisibile, e la persona più piccola può essere invalidat* come essere umano, sminuendo la sua esperienza e la sua crescita. O può esserci una discriminazione per i traguardi raggiunti, per esempio a livello di aspettative dei genitori, o dei loro successi accademici e sportivi. Può esserci il capro espiatorio, il/la golden child (più suscettibile a diventare people pleaser, perfezionista e con insicurezze), e l’invisibile. Questi ruoli, prestabiliti sia dalla famiglia, che da un concetto malsano e patriarcale di famiglia, possono favorire il COCSA e il suo silenziamento.
  • Se l’abuso sessuale avviene con un altro membro della famiglia, la vittima può aver riguardo nel parlare, per non “mandare in rovina” la famiglia stessa. O può ricevere pressioni affinché l’incesto “non esca” al di fuori delle mura domestiche
  • Se l’abusante è più giovane, ci si può sentire inadeguati e inadeguate. Non importa l’età dell’abusante, anche se era più giovane. Avere conoscenza del sesso è ciò che mette l’abusante in posizione di potere, a prescindere dall’età e dal genere.
  • La vittima può essere così giovane, o con deficit cognitivi, o non avere nessuna conoscenza riguardo alla sessualità, da non riuscire a comprendere ciò che le è stato fatto.
  • L’abusante può far credere alla vittima di essere complice, o di averlo persino desiderato, o provocato. Questa dinamica può venire rafforzata se c’è stato il raggiungimento de piacere, o di un orgasmo (capitolo 490). Piacere non equivale a consenso, è così che funzionano quelle parti del corpo.
  • I bambini e le bambine, possono non comprendere cosa sia il consenso, o può essere stato inculcato loro che non debbano esistere paletti. E la cultura dello stupro (capitolo 79) è una delle maggiori responsabili di questa dinamica. Quindi possono accettare di partecipare a questi atti, anche se ciò non significa che lo vogliano davvero.
  • La vittima può sentirsi in colpa per non essere stata in grado di sottrarsi (capitolo 303), provando vergogna e disgusto verso sé stessa.
  • La vittima può essere ricattata dall’abusante.

L’abuso sessuale perpetrato da bambini e bambine può venire esercitata in diversi modi. A differenza degli abusi commessi da persone adulte, dove la “gentilezza e le premure” possono far parte dell’adescamento, quelli eseguiti da bambini e bambine spesso includono una grave brutalità, con una feroce manipolazione emotiva, dove viene sminuita la vittima come essere umano, dove vengono esercitate minacce, fisiche e ricattatorie, e/o pesanti violenze fisiche. Nel caso la vittima sia estremamente giovane, oppure inconsapevole della sessualità, o con deficit cognitivi, l’abusante può raggirarla utilizzando anche il “gioco” come arma manipolatoria.

Può esserci una minaccia, anche solamente percepita, data dalla disparità tra chi abusa e chi viene abusato o abusata. Una disparità data principalmente dalla conoscenza del sesso, ma anche della disparità fisica, sociale e di maturità psicologica dell’abusante. Queste disparità, così come con gli abusi sessuali che accadono anche tra persone adulte, rendono estremamente più facile, per l’abusante, approfittare delle vittime, o di crearne.

La violenza può essere effettuata sia da una sola persona piccola abusante, verso una o più vittime, che da veri e propri gruppi di bambini e bambine, verso una o più vittime. Se l’abusante è a sua volta una vittima, sia di un coetaneo o coetanea, che di una persona adulta, può aver normalizzato la cosa, replicando ciò che conosce. O può vendicarsi, cercando di riprendere il controllo che un abuso sessuale può provocare, esercitando il proprio potere su chi è più debole. Ma ciò che ha subito può spiegare e non assolvere. Essere deboli e vulnerabili non è un lasciapassare a chi vuole approfittarne. Una persona deve avere il diritto ad essere debole, senza che si debba sentire minacciata (capitolo 303).

I bambini e le bambine possono esprimere la loro sessualità, sia da soli (per esempio scoprendo il loro corpo toccandosi), che con altri bambini e altre bambine allo stesso livello di maturità. La discriminante è che nessuna delle parti debba sentirsi pressata e obbligata ad effettuare atti non adatti alla propria età, e che nessuna delle altre parti debba sentirsi in diritto di approfittare della maggiore ingenuità emotiva e cognitiva della controparte.

I motivi per i quali bambine e bambini possono diventare carnefici sono svariati. Per quanto ancora persista il luogo comune che la persona abusata, diventerà abusante a sua volta, solo una piccolissima parte di chi ha subito abusi sessuali diventerà carnefice. Ma nel caso del COCSA la percentuale è più alta, rispetto alle vittime delle persone adulte.

L’abuso sessuale su minori, da parte di minori, ha diverse sfaccettature, che non si limitano alla mera penetrazione (capitolo 497 cos’è un abuso sessuale). Nel caso di assenza di abusi da parte di terzi, molti dei bambini abusanti e delle bambine abusanti, si sono trovati esposti a materiale pornografico, sia per volontà di altre persone (magari in compagnia di ragazzi e ragazze più grandi), che per propria curiosità personale, o hanno assistito, involontariamente, o per curiosità, ad atti sessuali che coinvolgevano altre persone. Possono aver ascoltato o percepito discorsi riguardanti alla sessualità, o venire esposti ed esposte a materiale inappropriato per la loro età. Può anche iniziare “per gioco”, con un’escalation malsana per l’età sia della persona piccola abusata, che di quella abusante, che approfitta dell’immaturità, o della minor forza, fisica ed emotiva, dell’abusato o dell’abusata.

Non rientrano nel COCSA gli atti sessuali tra bambini e bambine, combinati, o forzati, da persone adulte. In questi casi, tutti i bambini e le bambine sono da considerarsi vittime.

Il COCSA è in tutto e per tutto un abuso, esattamente come quelli commessi dalle persone adulte, causando la medesima sofferenza. La persona piccola abusata da un’altra persona piccola (o altre persone piccole), può sviluppare depressione, ansia, autolesionismo (capitolo 299), pensieri suicidi (capitolo 393), dipendenze, alcolismo, disturbi del comportamento alimentare, disturbi del sonno (capitolo 46), ipersessualità (capitolo 305) sia da sol* che con altre persone, erotofobia (repulsione del sesso capitolo 585), disturbi di attaccamento, codipendenza o indipendenza tossica, ritraumatizzazione, tic nervosi (capitolo 37), people pleasing, fawn response (capitolo 290), PTSD e CPTSD (capitolo 513).

I bambini e le bambine che perpetrano questi atti sono comunque responsabili della sofferenza che provocano, sia che l’abbiano fatto consapevolmente, che inconsapevolmente. Ciò non toglie che debbano anche ricevere l’aiuto che meritano, sia per evitare ulteriore sofferenza ad eventuali future vittime, che per comprendere le radici dei motivi per i quali queste bambine e questi bambini abbiano esercitato questo abuso di potere, per poter intervenire se sono anch’esse e anch’essi esposti al pericolo. Ma anche se l’abusante è vittima a sua volta, può essere la spiegazione del motivo per il quale lo fa, ma ciò non scusa le mostruosità perpetrate.

Così come accade per gli stupri subiti da persone adulte, la maggior parte delle vittime di abusi perpetrati da altri bambini e altre bambine, sono più suscettibili a rimanere vittime, in diversi ambiti della loro vita, come quello sociale, relazionale, amicale, lavorativo, e non solo in quello sessuale.

Mentre la colpa è sempre della persona che abusa, la responsabilità della cultura dello stupro (capitolo 79) ricade su tutta la società (capitolo 551).

Se un bambino o una bambina viene da voi a raccontare degli abusi subiti, credete loro e cercate di non sminuire l’accaduto, o di derubricarlo a gioco, o a semplice esplorazione. Valgono le stesse regole indicate nel capitolo 503, sia per i segni e sintomi dell’abuso, che per cercare di aiutare la vittima, facendola sentire accolta e al sicuro. Parlarne serve, sia con la vittima, che nella società, perché non se ne parla ancora abbastanza (capitolo 564).

Essere vittima di stupri da parte di bambini e bambine, non è di minore entità rispetto a quelli subiti da persone adulte. La tua sofferenza è valida, così come sei valido tu e così come sei valida tu. Anche se non sei pronto e non sei pronta ad accettarlo, ciò non diminuisce la persona che sei. Qui troverai un posto sicuro, dove non dovrai mai dimostrare niente, venendo accettato e accettata per chi sei.

Non sei solo, non sei sola e, soprattutto, non è colpa tua.

La sezione ABUSI è a tua disposizione.

4 pensieri riguardo “Capitolo Seicento

  1. Hai scritto che tutto questo articolo era molto sbrigativo ma onestamente ho trovato una quantità di informazioni veramente impressionanti e soprattutto ho avuto l’impressione che riguardo a questa cosa, riguardo questo tipo di abusi, gli adulti cercano in tutti i modi di trovare delle scuse, cercando di far passare l’accaduto per qualcos’altro. In parte perché non riescono ad affrontare l’argomento, in parte perché alcuni sono persone tossiche. In ogni caso questo non è un argomento per nulla semplice e sicuramente tra i vari argomenti di cui hai parlato questo è quello più difficile da digerire per gli altri e da gestire. In ogni caso ti ringrazio profondamente per questo articolo e per l’impegno e la forza che ci hai messo. Non è per niente semplice per te, quindi hai dato prova di una grande forza, amica mia.

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    1. Il capitlo sbrigativo era quello scritto in precedenza, ma mi rendo conto che era mal interpretabile, grazie per avermi fatto notare questa poca chiarezza. Riguardo al contenuto, se già con le violenze sui bambini se ne parla poco, di quelle dei bambini, non se ne parla. A volte non c’è però il dolo, è comprensibile rimanere spiazzati e non sapere come comportarsi, o come reagire, visto che è parecchio destabilizzante. Per questo vorrei normalizzare, per quanto possibile, anche questa tematica.

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      1. Il tuo obiettivo è certamente nobile e le informazioni che condividi sono di grande importanza. Purtroppo in tanti preferiscono voltare lo sguardo che affrontare questa questione, quindi il lavoro che fai in questo particolare argomento è ancor più arduo, ma spero sempre che possa aprire gli occhi agli altri.

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